AD LUCEM

UFFICIO DELLE TENEBRE
Sette mottetti per uno e due Soprani
con accompagnamento di organo o pianoforte

Miserere, Salve caput cruentatum, Sileant zephyri, Stabat Mater, Tenebrae factae sunt

LITURGIA DELLA LUCE
Sei brani per organo o pianoforte

Rex Israel, Crucifige!, Mater Dolorosa, Cyrenaeum, Arma Christi, Velum templi scissum est

Puoi acquistare il libro delle partiture al seguente link:

AD LUCEM – Partitura/ Score

(for EU shipping you can order  and buy a printed copy of AD LUCEM score by clicking on “EDIZIONI EU”)

AD LUCEM è un progetto musicale composto ed eseguito da Paolo Palazzo ed ispirato ai quadri della Via Crucis dei fratelli Krzysztof e Michal Powałka. La sacralità dei testi latini, tratti dall’Ufficio delle Tenebre e da scritti di autori ispirati, si fonde ad una sonorità cinematic e multiforme.

I mottetti, interpretati dai soprani Cristina Fanelli e Graziana Palazzo, cristallizzano la fede e il sentimento delle pie donne e dei discepoli.  I brani strumentali rimandano alla violenza dei persecutori di Gesù sul Calvario e alle emozioni di coloro che camminavano sulla “Via Dolorosa”. Partecipano alla produzione anche il violoncellista Gaetano Simone, con il kamancheh nel brano Rex Israel e l’organista Leonardo Carrieri nell’interpretazione del brano Velum templi scissum est.

Il disco è pubblicato dalla label Digressione Music S.r.l. Puoi ascoltare Ad Lucem sui principali stores di musica digitale,
e il disco in formato fisico è distribuito da Milano Dischi e Naxos Usa.

STORIA DEL PROGETTO “AD LUCEM”

Quando i fratelli Powałka mi hanno contattato proponendomi di collaborare per comporre una sonorizzazione originale ispirata ai loro quadri, ho subito accettato, anche se l’entusiasmo ha velocemente lasciato il posto ad alcun i dubbi: quali sonorità suggeriranno i dipinti? E come posso rendere in musica un racconto così importante, nell’anno 2022?

Krzysztof e Michał hanno reso in immagini vibranti il Passio evangelico, e i due elementi principali che ho colto da subito sono: la distribuzione della luce e il punto di vista dell’osservatore. I due artisti mi avrebbero in seguito inviato una loro dettagliata scheda, contenente informazioni utili per ognuno dei quattordici dipinti, che però nella fase preliminare non ho voluto conoscere: ho scelto di cogliere subito le suggestioni per poi confrontarle con i dettagli forniti dagli autori. Durante i mesi che seguirono, mentre cercavo le fonti originali, i testi sacri e qualsiasi altra informazione utile, ebbi l’opportunità di meditare profondamente sulla Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Questo processo mi offrì innumerevoli spunti per la riflessione e la preghiera, trasformando questa collaborazione in un’occasione straordinaria di crescita personale. E così, il mio viaggio nella creazione musicale si intrecciò con la scoperta dei significati più profondi della fede, rendendo questa esperienza unica e indimenticabile.

Con sincera gratitudine desidero sottolineare l’unicità del mio coinvolgimento in questo straordinario progetto musicale, il quale ha profondamente permeato la mia sfera spirituale come mai prima d’ora. Durante il mio percorso di creazione, mi sono costantemente assicurato che le parole scelte e le composizioni musicali fossero in perfetta sintonia non solo con l’espressiva bellezza dei dipinti di Powałka, ma anche con i valori delle Sacre Scritture, la tradizione religiosa, la mia personale fede e la contemporaneità che vivevo nel 2022, fatta di musica organistica quanto di production music.

Inoltre, ho avvertito il bisogno di aggiungere una composizione supplementare, una melodia che non solo annunci l’Exultet, ma che trasmetta l’inevitabile speranza di risurrezione dopo la quattordicesima stazione, un atto di fede che per me è innegabile. Vi prego, quindi, di accogliere il mio brano “Lumen Christi” con la comprensione del mio punto di vista, in cui la Resurrezione è una certezza e il fuoco nel turibolo portato dal bambino nella quattordicesima stazione è interpretato nella mia visione.

Desidero esprimere la mia profonda gratitudine ai fratelli Powałka per avermi coinvolto in questa straordinaria e affascinante esperienza. La loro arte ha rappresentato per me un viaggio interiore, arricchendomi non solo dal punto di vista artistico, ma anche spirituale. La mia stima per loro è incommensurabile.

LA COMPOSIZIONE

Le fasi che ho seguito sono:

1) Sondare la distribuzione della luce e il punto di vista dell’osservatore

2) Osservazione dei personaggi e degli elementi scenici

3) Ricerca delle fonti Selezione dei testi e versificazione

4) Confronto con i fratelli Powałka

5) Scelta del linguaggio musicale

6) Pianificazione e composizione delle musiche relative ad ogni stazione

1) Sondare la distribuzione della luce e il punto di vista dell’osservatore

Nell’evolversi del racconto attraverso le quattordici stazioni, la luce sembra accordarsi allo stato d’animo di un ipotetico osservatore che segue la Via Dolorosa. La regalità delle sfumature giallo oro si mescola ai toni più caldi, per poi cedere il posto ai colori freddi, al blu e nero delle ultime stazioni. Questo elemento è stato fondamentale per la scelta delle sonorità, ovviamente in accordo con la narrazione del Passio. Ho poi preso in considerazione il punto di vista del pittore, che è anche quello dell’osservatore. Ho inteso da subito che è lo stesso approccio che avrebbe avuto un ipotetico seguace di Gesù durante la Via Dolorosa, e il significato che gli ho attribuito è il seguente: chi si accosta al cammino sceglie di seguire il Cristo con devozione, osserva gli eventi da vicino, durante la condanna, durante la flagellazione, durante la salita al Golgota, mischiandosi tra la folla che diventa sempre più esigua. Per questo motivo i protagonisti dei dipinti “non hanno voce”, piuttosto ho preferito mettere in musica le emozioni e i sentimenti dei discepoli che seguivano il Cristo sul Calvario.

2) Osservazione dei personaggi e degli elementi scenici

La grande azione scenica impostata dai Powałka fa sì che l’osservatore sia da subito guidato a guardare il Cristo, per poi osservare il contesto nel quale è ritratto, in modo che l’occhio non si attardi troppo nel passaggio tra i soggeti dipinti, la visione totale e la ricerca del particolare. In diversi quadri delle stazioni è presente un bambino, lo ritrovo anche nell’ultima tela mentre regge un turibolo. A questo bambino ho voluto attribuire un mio personale significato: quello della fede pura e incondizionata. E proprio perché nel fuoco del turibolo viene benedetto il cero pasquale, che illumina tutte le candele dei fedeli durante la Liturgia della Luce, ho scelto di musicare tale elemento. Prendo nota della concordanza tra significati, parlandone con il mio padre spirituale e in seguito con i Powałka, che confermano gradire e approvare questa interpretazione. A questo elemento dedicherò il brano Lumen Christi, ne parlo in seguito al punto 7). Tornando agli altri personaggi ed oggetti dipinti nelle varie stazioni, ho ritrovato quanto già conoscevo, anche se parecchi dettagli hanno attirato la mia attenzione: i passanti che osservano non curanti, altri che piangendo accompagnano il Cristo: Simone di Cirene, la Veronica, Maria. E poi noto un particolare effetto nel dipinto della Stazione XII: sembra che l’aria si spacchi, con moto oscillatorio, espressa dai Powałka in una caratteristica sfumatura. A questo elemento dedicherò il brano Velum templi scissum est.

3) Ufficio delle Tenebre

Durante la ricerca delle fonti ho scoperto innumerevoli dettagli che non conoscevo, ho rivolto la mia attenzione ad una particolare devozione che affonda le radici nel medioevo: l’Ufficio delle Tenebre. Questo antico rito univa i Mattutini e le Lodi del Triduo della Settimana. Inizialmente celebrato prima dell’alba, questo momento di preghiera è stato successivamente spostato nel pomeriggio, in base alla peculiare tradizione di ogni comunità che ha continuato a praticarlo. Forme essenziali, senza la recita del Gloria alla fine dei salmi, cantici e responsori. Quindici ceri erano disposti su un candeliere a forma triangolare, posto presso l’altare. Al termine della recita di ogni salmo o cantico, veniva spenta una candela, fino a lasciare accesa solamente quella posta al centro del candeliere. Questo voleva simboleggiare l’eclissi che “spegne la luce durante la Passione”. Durante la recita del Benedictus, il cerimoniere prendeva l’unica candela rimasta e la portava, senza spegnerla, lontano dagli sguardi, lungo tutta la durata del Miserere e dell’orazione finale (a simboleggiare la cattura di Gesù). Al termine delle preghiere venivano battuti i banchi e sbattendo i piedi per terra veniva ricreato quel particolare crepitio, a ricordare il terremoto. Anche le troccole (utilizzate nella versione cd del brano Arma Christi) in uso presso le confraternite e comunità parrocchiali del Sud Italia hanno la stessa funzione: rievocare il forte rumore causato dal terremoto durante i Riti della Settimana Santa.

4) Confronto con i fratelli Powałka

Dopo alcune comunicazioni intercorse per telefono o per email, in estate Michał è venuto a trovarmi a Martina Franca. Mi ha descritto ogni elemento utile, dalla commissione fino alla realizzazione dei dipinti. Lo stile figurativo utilizzato dai Powałka per questa Via Crucis è molto diretto, fa emergere i dettagli senza mai forzare l’osservatore, lasciandolo comunque libero di esplorare la tela, offrendo una visione immersiva.

5) Scelta del linguaggio musicale

Nel 2022 la musica sacra a disposizione, sia essa liturgica o paraliturgica e ispirata, è vastissima, e ovviamente migliaia di sottogeneri e stili incarnano la peculiare visione musicale di ognuno di noi, in modo differente in base a pratiche sociali, credenze, confessioni, ecc. Ma la grande novità del XXI secolo è il media cinematografico digitale, al quale la maggior parte degli ascoltatori è affezionato. Per questo, in linea con le preferenze dei Powałka e anche col mio vissuto di organista e compositore per immagini, ho scelto di unire la tradizione e la contemporaneità: contrappunto, sound design e sonorità cinematic. La sacralità della Parola di Dio, attraverso i testi in latino di autori ispirati, sono affidati alle voci di soprano; la parte strumentale è ibrida ed utilizza l’organo e il pianoforte assieme a strumenti virtuali e suoni d’ambiente. Credo sia giusto poter inserire i Vst nel novero della “prassi informata” del XXI secolo, anche perché è parte della realtà musicale che vivo ogni giorno, la stessa di tantissimi altri musicisti che come me dividono il tempo utile tra la solida tradizione del repertorio classico e l’approccio alle tecnologie contemporanee. La voce è elemento principale di quest’opera, per questo mi sento di ….

6) Versificazione

Ho scelto le versioni in latino tratte dai responsori della Settimana Santa, dai salmi e da testi di autori ispirati. Inizialmente ho creduto opportuno versificare per soprano, facendo attenzione a rendere giustizia ai significati delle singole parole per la cara condotta “musica ancille poesiae”; in alcune melodie ho volutamente utilizzato delle figure retoriche, in altre versificazioni invece ho scelto di supportare il significato del testo con armonie più complesse. La scelta è stata ovviamente suggerita dai significati delle singole stazioni e dalla impostazione pittorica dei relativi dipinti dei Powałka.

7) Pianificazione e composizione delle musiche relative ad ogni stazione

Ho quindi scelto di musicare le stazioni con il seguente impianto, intitolandolo:

AD LUCEM – “UFFICIO DELLE TENEBRE E LITURGIA DELLA LUCE”

musiche ispirate alla Via Crucis dipinta dai fratelli Powałka

  1. REX ISRAEL – Stazione I

  2. CRUCIFIGE! – Stazione II

  3. MISERERE – Stazioni III/VII/IX

  4. MATER DOLOROSA – Stazione IV

  5. CYRENAEUS – Stazione V

  6. SALVE CAPUT CRUENTATUM – Stazione VI

  7. SILEANT ZEPHYRI – Stazione VII

  8. ARMA CHRISTI – Stazioni X/XI

  9. STABAT MATER – Stazione XII

  10. TENEBRAE FACTAE SUNT – Stazione XII

  11. VELUM TEMPLI SCISSUM EST – Stazione XII

  12. SEPULTO DOMINO – Stazioni XIII/XIV

  13. LUMEN CHRISTI – Stazione XIV

Brani e Stazioni della Via Crucis

REX ISRAEL – Stazione I

Il dubbio che la regalità di Gesù fosse verità suggerisce a Ponzio Pilato di aspettare, sondare e forse provare a salvare il Cristo dalla condanna. In questo dipinto è forte lo stridere delle due regalità, quella di un governatore romano che esercita anche sui giudei il potere temporale, e la regalità di un Messia che afferma “chi mi ha posto nelle tue mani ha una colpa più grande”. Dal dipinto sembra provenire ancora il suono del vento, della sabbia, della terra calpestata, delle fronde d’ulivo, immerse nella luminosità della Domenica delle Palme. Il titolo scelto è a ricordo dell’Osanna – Antifona della Domenica delle Palme (Vangelo di Matteo 21,9; Salmo 117, 1.22-23.27-28). Il punto di vista è quello del discepolo, del seguace che vede il Cristo di spalle. Nella versione CD ho voluto creare un soundscape regale, campionando fronde d’ulivo e sabbia, affidando la melodia al suono del kamancheh, suonato dal bravissimo violoncellista Gaetano Simone.

CRUCIFIGE! – Stazione II

La folla acclama Barabba, e per Gesù grida “Crocifiggilo!”, con insulti e imprecazioni. Ho scelto di scrivere un brano che con contrasti stridenti sintetizzasse la barbarie di una folla ignara, non curante delle profezie. Mentre Gesù è condannato, Giuda è tormentato dal tradimento, e commette il suicidio. Diversi discepoli seguono inermi, altri si danno alla fuga. La musica per questa Stazione può a tratti sembrare una danza mediorientale o canto di guerra, a simboleggiare la cattiveria della folla e dei romani. Questo incedere fortemente ritmico si alterna ad una frase discendente, che termina nel finale con una cadenza sospesa, a cui ho attribuito il significato/emozione “terrore e rassegnazione” dei discepoli.

MISERERE – Stazioni III/VII/IX

Gesù cade sotto il peso della croce. I seguaci di Gesù chiedono pietà al Dio Padre, percorrendo assieme al Maestro il tragitto che va dal Pretorio al Golgota, della distanza approssimativa di cinquecento metri. I due soprani cantano all’unisono, per poi dividersi durante la ripetizione. Ho scelto di versificare solo i primi versi del Salmo 50 (51).

Miserere mei, Deus,

secundum magnam misericordiam tuam.

Et secundum multitudinem miserationum tuarum,

dele iniquiatatem meam.

Amplius lava me ab iniquitate mea:

et a peccato meo munda me.

(Traduzione: Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà

cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato.)

MATER DOLOROSA – Stazione IV

Come si può trasporre in musica, o scorgere dal dipinto, il dolore più grande di una madre? Come musicare un elemento così insondabile? Per questo ho scelto di comporre un brano mestissimo, che avesse lo stesso incedere quasi immobile, sospeso, dell’incontro tra Maria e Gesù dipinto dai Powałka.

CYRENAEUS – Stazione V

La forza dei soldati romani in contrasto con il sacrificio di Simone di Cirene. Questi gli elementi che hanno suggerito la composizione di un brano in forma tripartita. Non essendoci abbastanza fonti riguardo Simone di Cirene, ho scelto di usare una forma non troppo didascalica, che esprimesse in musica la durezza dei soldati e la paura di uno straniero che aiuta il Cristo.

SALVE CAPUT CRUENTATUM – Stazione VI

Nei secoli il Volto Santo impresso sul telo della Veronica, assieme alla Sindone, è stato oggetto di venerazione. Diverse fonti risalenti al medioevo supportano questa pia pratica. Una delle più antiche è il Salve Mundi Salutare, del monaco cistercense Arnolfo di Louvain (1200 – 1250), tratta dalla Oratio Rhytmica, attribuita in passato a Bernardo di Chiaravalle. Il testo è costituito da sette piccoli poemi in lingua latina, ciascuno dedicato alla contemplazione di una parte del corpo del Cristo crocifisso (i piedi, le ginocchia, le mani, i fianchi, il petto, il cuore, il volto). Ho selezionato i seguenti versi per la composizione del mottetto (che in una forma di concerto immaginerei eseguito con il testo integrale del poema “Ad Faciem”):

Salve, caput cruentatum,

Totum spinis coronatum,

Conquassatum, vulneratum,

Arundine sic verberatum,

Facie sputis illita.

Salve, cuius dulcis vultus,

Immutatus et incultus,

Immutavit suum florem.

Totus versus in pallorem

Quem coeli tremit curia.

Salve, Salve caput cruentatum.

Omnis vigor atque viror

Hinc recessit, non admiror,

Mors apparet in aspectu,

Totus pendens in defectu,

Attritus aegra macie.

Sic affectus, sic despectus

Propter me sic interfectus,

Peccatori tam indigno

Cum amoris intersigno

Appare clara facie.

Salve, Salve caput cruentatum.

versione Italiana:

Salve, capo torturato,

tutto coronato di spine,

ferito, piagato,

colpito da verghe,

con il volto deturpato dagli sputi.

Salve, a Te il cui dolce viso,

cambiato e sfigurato,

è sfiorito, divenuto completamente pallido.

Quel volto davanti al quale trema la corte del cielo.

Salve, Salve caput cruentatum.

Tutta la forza e il vigore

ti hanno lasciato, non mi sorprende,

la morte appare nel tuo sguardo,

mentre sei completamente debole,

consumato e debole.

Così trattato, così disprezzato,

ucciso in questo modo per causa mia,

a un peccatore così indegno

con il segno del tuo amore

mostra il tuo volto limpido.

Salve, Salve caput cruentatum.

SILEANT ZEPHYRI – Stazione VIII

Nel dipinto le pie donne che seguono Gesù sul Calvario sembrano non riuscire a proferire parola, soffrono, così come gli elementi della natura, che assieme a Cristo muoiono sul Calvario. Questo momento doloroso è ampiamente trattato nelle versioni in musica del periodo barocco, da responsori quali Ecce vidimus, Plange quasi virgo, Vinea mea electa, ecc. Il testo medievale è di autore anonimo, parafrasi delle antifone e responsori del Triduo Pasquale; Vivaldi lo utilizzò nel suo Filiae Maestae Jerusalem e Leopardi si ispirò ad esso per i primi versi della poesia Per il Santo Natale. Il sole e la luna, presenti nell’eclissi che si verifica all’Ora Nona (Matteo 27,33-50), fanno parte di quella raccolta di simboli nota come arma Christi, di cui parlo in seguito. La musica è resa glaciale, eterea, per poter lasciare spazio al significato del canto. Per la versione CD ho realizzato uno strumento virtuale campionando un violoncello e lo sfregamento di bicchieri di cristallo.

Sileant zephyri

Rigeant prata

Unda amata

Frondes, flores non satientur

Mortuo flumine

Proprio lumine

Proprio lumine

Luna et sol etiam priventur.

Traduzione italiana:

Tacciano i venti,

gelino i prati,

l’onda amata,

le foglie, e i fiori non siano saziati.

Con il fiume morto,

della loro luce

la luna e anche il sole siano privati.

ARMA CHRISTI – Stazioni X/XI

Le vesti stracciate, i dadi, il martello, ovvero: la crudeltà dei soldati. Prima di inchiodarlo alla croce, a Gesù furono strappate le vesti. Sulla tunica invece fu gettata la sorte. A questi e ad altri “strumenti della Passione” la devozione medievale ha attribuito diversi significati, racchiudendoli in una collezione simbolica chiamata arma Christi. Diversi autori (tra cui sant’Ambrogio) hanno riportato che dopo la deposizione, gli arma Christi furono sepolti nello stesso luogo della crocifissione. Si narra inoltre che Elena, madre di Costantino, ritrovò alcuni di questi oggetti e li portò con sè, prima che di molti si perdessero nei secoli le tracce. Negli arma Christi vengono inclusi: la croce, i chiodi, il martello, la corona di spine, la lancia che colpì il costato, l’iscrizione INRI (titulus crucis). Alcuni elenchi riportano anche altri simboli: il gallo (che simboleggia il tradimento di San Pietro), i dadi da gioco, la colonna della flagellazione, la canna posta nelle mani di Gesù come uno scettro, il mantello rosso, il Santo Graal, la tunica, il contenitore dell’aceto, la scala usata per la deposizione, la tenaglia usata per rimuovere i chiodi, la Sindone, il sole e la luna, i trenta pezzi d’argento (o un sacco con monete), la mano o il guanto che colpì il volto di Gesù durante la derisione, le catene e le corde che cinsero Gesù, le lanterne o torce usate dai soldati durante l’arresto di Gesù, assieme alle spade ed ai bastoni, la spada usata da Pietro per tagliare l’orecchio di Malco (servo del Sommo Sacerdote), e un orecchio umano. Anche con questo brano, come già descritto per il Mater Dolorosa, ho avuto non poche difficoltà per l’approccio creativo, sempre per la su menzionata questione: “come è possibile trasporre in musica un momento così tremendo?”.

Per la Stazione XII ho composto tre brani:

STABAT MATER – Stazione XII

Ho scelto le prime nove terzine della sequenza Stabat Mater (attribuita a Jacopone da Todi e in passato a Bernardo di Chiaravalle), seguite da un Amen, così come nella forma che si utilizza facoltativamente il 15 Settembre durante la Messa dell’Addolorata.

Stabat Mater dolorósa

iuxta crucem lacrimósa,

dum pendébat Fílius.

Cuius ánimam geméntem,

contristátam et doléntem

pertransívit gládius.

O quam tristis et afflícta

fuit illa benedícta

Mater Unigéniti!

Quae moerébat et dolébat,

Pia Mater dum videbat

nati poenas íncliti.

Quis est homo, qui non fleret,

Matrem Christi si vidéret

in tanto supplício?

Quis non posset contristári,

Christi Matrem contemplári

doléntem cum Filio?

Pro peccátis suae gentis

vidit Jesum in torméntis

et flagéllis sùbditum.

Vidit suum dulcem natum

moriéndo desolátum,

dum emísit spíritum.

Eia, mater, fons amóris,

me sentíre vim dolóris

fac, ut tecum lúgeam. (Amen)

Traduzione italiana:

La Madre addolorata stava

in lacrime presso la Croce

mentre pendeva il Figlio.

E il suo animo gemente,

contristato e dolente

era trafitto da una spada.

Oh, quanto triste e afflitta

fu la benedetta

Madre dell’Unigenito!

Come si rattristava, si doleva

la Pia Madre vedendo

le pene del celebre Figlio!

Chi non piangerebbe

al vedere la Madre di Cristo

in tanto supplizio?

Chi non si rattristerebbe

al contemplare la pia Madre

dolente accanto al Figlio?

A causa dei peccati del suo popolo

Ella vide Gesù nei tormenti,

sottoposto ai flagelli.

Vide il suo dolce Figlio

che moriva abbandonato

mentre esalava lo spirito.

Oh, Madre, fonte d’amore,

fammi provare lo stesso dolore

perché possa piangere con te. (Amen)

TENEBRAE FACTAE SUNT – Stazione XII

V Responsorio del Venerdì Santo

Tenebrae factae sunt,

dum crucifixissent Jesum Judaei:
et circa horam nonam

exclamavit Jesus voce magna:
Deus meus, ut quid me dereliquisti?

Exclamans Jesus voce magna ait:

Pater, in manus tuas commendo spiritum meum.

Et inclinato capite, emisit spiritum.

Traduzione italiana:

Si fecero le tenebre
mentre crocifiggevano Gesù i Giudei,
e verso l’ora nona
Gesù esclamò a gran voce:
Dio mio, perché mi hai abbandonato?
E, chinato il capo, spirò.
Gesù esclamò a gran voce e disse:
Padre, nelle Tue mani
affido il mio Spirito
E, chinato il capo, spirò.

VELUM TEMPLI SCISSUM EST – Stazione XII

Il titolo è tratto dal II Responsorio del primo notturno del Giovedì Santo. Ho scelto di musicare quel particolare momento in cui si racconta che all’Ora Nona il velo del tempio si squarciò in due. In questo brano ho utilizzato la figura retorica del tema crucifero (Si La# Re Do#), in forma tripartita, culminante in una breve cadenza sospesa, sulle note dello stesso tema.

SEPULTO DOMINO – Stazioni XIII/XIV – IX Responsorio del Sabato Santo

Per le Stazioni della Deposizione e del Sepolcro ho voluto comporre un brevissimo mottetto, che riportasse in musica i colori scuri e la quasi assenza di luce che connotano i relativi dipinti realizzati dai Powałka. L’ambiguità tonale è il mezzo con il quale voglio rappresentare il dolore e gli enormi dubbi che Maria, Giovanni, Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo e gli altri seguaci serbavano nei loro cuori fino alla Resurrezione.

Sepulto Domino, signatum est monumentum,
Volventes lapidem ad ostium monumenti,

Accedentes principes sacerdotum ad Pilatum, petierunt illum.
– Ponentes milites qui custodirent illum. –

Traduzione italiana:

Sepolto è il Signore, sigillato il sepolcro,

è stata fatta rotolare la pietra sull’ingresso del sepolcro,

I sommi sacerdoti, andati da Pilato, chiesero lui.

– l’hanno messa i soldati che lo custodivano. –

LUMEN CHRISTI – Stazione XIV – in onore dei Santi Martiri e dei primi cristiani

Dalle fonti ci viene raccontato che chi ha sepolto Gesù ha ovviamente avuto una certa celerità, per timore delle persecuzioni dei romani e per non violare le prescrizioni per la parasceve della Pasqua ebraica. Non sappiamo se Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo furono aiutati da altri per la deposizione presso il Sepolcro. Nel dipinto della Stazione XIV c’è un dettaglio: un bimbo porta un turibolo, una piccola fiamma arde e muove una luce fioca. É questo il particolare che mi ha mosso a ricercare i possibili significati ad esso correlati. Durante la Veglia Pasquale nella Notte Santa, il celebrante benedice il fuoco nuovo, inserendo poi parte di questo fuoco nel turibolo. Subito dopo incide sul cero pasquale le lettere Alfa e Omega, e inserisce sul cero cinque grani d’incenso, a formare una croce, simbolo delle cinque piaghe di Gesù. Il cero, acceso dal turibolo, illumina lentamente tutte le candele dei fedeli riuniti. Il testo è contenuto nel Messale, tratto dalla preparazione, benedizione ed accensione del Cero Pasquale e della Processione che precede l’Exultet, ovvero l’annuncio della Risurrezione. Nel brano ho condensato i simboli del fuoco, dei cinque grani d’incenso e della successiva e graduale propagazione della luce, intesa quale fiamma che ha spinto i primi cristiani e i martiri ad annunciare il Vangelo.

Christus heri et hodie:

Principium et Finis,

Alpha et Omega.

Ipsius sunt tempora et sæcula.

Ipsi gloria et imperium

per universa æternitatis sæcula. Amen.

Per sua sancta vulnera gloriosa

custodiat et conservet nos

Christus Dominus.

Lumen Christi gloriose resurgentis

dissipet tenebras cordis et mentis.

Lumen Christi – Deo Gratias. (Amen)

Traduzione italiana:

Cristo ieri e oggi:

Principio e Fine,

Alfa e Omega.

A lui appartengono il tempo e i secoli.

A lui la gloria e il potere

per tutti i secoli in eterno. Amen.

Per mezzo delle sue sante piaghe gloriose,

ci protegga e ci custodisca Cristo Signore.

La luce del Cristo che risorge glorioso

disperda le tenebre del cuore e dello spirito.

La luce di Cristo – Rendiamo grazie a Dio. (Amen)

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